Alzarsi per andare a lavorare su un computer, rispondere a domande sempre più imbecilli, e magari doversi fingere un tecnico della NASA per accontentare l'organizzazione burocratica dell'azienda che ci vede tutti in continua espansione formativa (giro di parole per dire che qui ci si annoia e stressa per il lavoro). A volte sembra di essere in un labirinto per topi, dove ovviamente le cavie siamo noi lavoratori. Molti "colleghi" (termine che odiamo) sono contenti di poter esprimere le loro competenze, di dimostrarsi fedeli all'azienda, magari per ottenere un bonus per il caffé, per poi dirti nei momenti di lucidità che il lavoro li snerva, e passare molto tempo davanti a un video stanca non soltanto le vista...
Eppure se volessimo potremmo rovesciare la strategia dell'azienda contro l'azienda stessa, nelle varie trattative per il salario, l'orario, ecc...
Potremmo promuovere forme che bloccano la produzione, i modi sono molti e non per forza si deve ricorrere allo sciopero... Il lavoro industriale dei call center presenta tutta una gamma di intoppi propri del lavoro seriale, e forme di collettività, come quella forzata degli uffici, che possiamo ribaltare a nostro favore, e la possibilità di utilizzare i computer, per ben altro che per la vendita. Le cose che dovremmo studiare e dovrebbero stimolarci, non sono gli schemi organizzativi proposti dall'azienda, ma i punti deboli di questa. Se veramente dobbiamo sbatterci allora facciamolo per i nostri interessi e non per quelli dei managers. I lavoratori dei call center rappresentano la parte che subisce più attacchi rispetto alla contrattualistica e al salario (vedi l'alto numero di interinali). Una risposta unitaria tra fissi e precari é il miglior viatico per invertire i rapporti di forza tra azienda e lavoratori.
Le risposte e le forme di lotta che i lavoratori dei call center hanno prodotto sono ancora troppo deboli. Vi é una babele sindacale, dai confederali ai sindacati cosiddetti alternativi, per poi finire con le strutture per i lavoratori interinali (vedi il Nidil per la CGIL).
Qui a Bologna é da diverso tempo che una rete di opposizione si é creata all'interno di questo settore (vedi in proposito il materiale dell'ex collettivo ipitim e il suo sito, questo gruppo composto da lavoratori dei call center aveva dato vita anche ad un giornalino Call up. Copie si possono richiedere alla redazione di ZI), ma non si é riusciti a produrre una azione che rompesse con il vecchiume e il burocraticismo del sindacalismo. Rincorrere le leggi, in un settore dove si é assistito ad una rapidissima involuzione contrattuale é veramente ridicolo.
Bisogna agire in prima persona e produrre un'azione collettiva che rompa quella cappa di immobilismo. Se non riusciremo alla Tim a fare questo sarà ben difficile per i lavoratori dei call center più piccoli muoversi a agire.
Le strutture sindacali non vanno al di là della compatibilità dell'azienda e i cosiddetti sindacati alternativi sono una copia di quello che dovrebbero essere, secondo una coscienza democratica, i sindacati.
Tuttavia non ci si accorge come le strutture sindacali non possano portare avanti un punto di vista autonomo che rompa con l'azienda e si ponga in primis il problema del conflitto e del rapporto di forza tra azienda e lavoratori. Avere la capacità di costituire un collettivo indipendente (dai sindacati e dall'azienda) all'interno dei call center vuol dire iniziare a percorrere una strada che ci vede come lavoratori coinvolti in prima persona e mossi dai nostri interessi. Non cerchiamo di creare un nuovo sindacato, ma di offrire ai lavoratori uno spazio dove possano pensare di reagire allo strapotere dell'azienda, mantenendo ben presente che i nostri interessi sono contrapposti a quelli dei dirigenti.
L'esperimento con il sito internazionale e la creazione di una prima rete di rapporti europei con lavoratori di altri call center va in questa direzione. Il passaggio successivo é la capacità ovviamente di rompere un certo categorialismo che si respira dentro il nostro settore per unirci a tutto il movimento dei lavoratori e ai suoi gruppi più avanzati e radicali sia sul piano locale sia internazionale. Non deve quindi stupire nessuno che i nostri materiali, diffusi davanti ai cancelli dellaTim, vengono dati da lavoratori di altri settori per aggirare la repressione che si può subire dentro l'azienda nel momento in cui un gruppo di lavoratori vuole alzare la testa.
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