volantino: sulle lotte dei lavoratori nei call-center
text in deutsch    text in englisch
(hotlines n.4, volantino per una vita migliore, Ruhrgebiet, Germania, Luglio 2001)
[traduzione: snater.tim.bo@katamail.com *** http://www.snatertlc.it]
hotlines, l'ultima parte della serie
Questo è il quarto ed ultimo di una serie di volantini:
1. l'espansione dell'orario di lavoro
2. l'intensificazione del lavoro
3. il senso e l'assurdo del lavoro; ed il presente
4. sulle lotte dei lavoratori.
Trovate tutti i volantini e altri contributi sul sito www.prol-position.net. È tempo per alcune riflessioni e una prospettiva: quando cominciammo a scrivere i volantini e il sito nell'Ottobre 2000, volevamo supportare una discussione sulle condizioni di lavoro e sulle opportunità di lotta. Il nostro scopo era innescare lo scambio di rapporti dai call-center, far circolare informazioni e istituire contatti ai lavoratori e trasmettere questi contatti ad altri. Qualcosa di tutto questo è già successo.
I volantini hanno portato certa eccitazione e discussione al lavoro. Comunque, tutto è rifluito dopo pochi giorni. Abbiamo ricevuto email che ci chiedevano di continuare la cosa, ma non c'era molta gente che ci spediva i propri rapporti (come quello di un lavoratore di un call-center australiano) e un contributo qualsiasi all'attuale discussione. Certamente, otteniamo informazioni da varie persone e gruppi su base regolare, ma non si è sviluppata una discussione su vasta scala sulle opportunità di lotta. Per arrivare a questo - anche in considerazione del piccolo numero di lotte aperte nei call-center - dobbiamo andare oltre questo settore. Pensiamo che i call-center non siano fenomeni isolati, ma luoghi di sfruttamento come altri uffici, fabbriche, cantieri e ospedali. Nei call-center possiamo imparare dalle esperienze di lotta in altri settori. Cercheremo di ottenere altre interviste e rapporti da lavoratori che intendono fare qualcosa sul loro posto di lavoro o stanno prendendo parte ad uno sciopero. E ovunque sia necessario interverremo nelle lotte con i nostri volantini. Restate sintonizzati!
Vostri, hotlines
Piloto del telefono: senza di voi nessun ricevitore può decollare!
I padroni e i loro profitti sono in crisi e noi dovremmo portarne il peso: nei call-center, nelle fabbriche, nei cantieri e negli uffici si presume che noi lavoriamo per meno danaro, a volte per più, a volte per meno ore - in alcuni casi perfino durante l'intero arco della giornata. I padroni affittano molta gente in qualità di lavoratori temporanei per potersi disfare di loro in fretta. Non è solamente nella New Economy che assistiamo a maggiori razionalizzazioni e licenziamenti in quanto i padroni minacciano il trasferimento in paesi a basso costo di lavoro. Il servizio pubblico, per es. il servizio del traffico locale, viene progressivamente privatizzato, e ciò significa che i lavoratori fanno lo stesso lavoro per una paga inferiore. E con la campagna (del cancelliere tedesco Schroeder) "persona-pigra" i disoccupati sono sottoposti a pressioni ancora maggiori per accettare impieghi sotto-pagati. Tali attacchi da parte dei padroni non stanno accadendo solo in Germania o in Europa Occidentale: i lavoratori devono fronteggiarne ovunque. In tempi recenti abbiamo visto poche lotte operaie che potessero superare una situazione difensiva e servire da esempio in altri settori di sfruttamento. Forse quella dei piloti della Lufthansa che sono riusciti a scioperare per pochi giorni e hanno ottenuto un aumento salariale quasi del 30% durante la primavera. In questo modo hanno trovato una risposta allo "stringere la cinghia" degli ultimi anni. Ma tutto questo è possibile in settori nei quali i lavoratori non fanno volare aeroplani che costano milioni? La maggior parte degli altri conflitti sono rimasti azioni simboliche, come le recenti minacce di sciopero degli autisti di autobus e dei lavoratori della vendita al dettaglio. In questi casi i contratti collettivi sono scesi sotto il 3 per cento meno dell'inflazione.
Nei call-center
Il boom degli ultimi 3 anni, durante i quali a Ruhrgebiet/Germania potevi sempre ottenere un lavoro telefonico, sembra concluso. I lavoratori vengono licenziati a seconda del "tenore del mercato". Ogni volta che ne vengono assunti dei nuovi, viene chiesto loro sempre di più con la scusa dell'esperienza di lavoro che vanno a maturare e dell'attestato di call-center. Il turnover, specialmente nei lavori malpagati e stressanti, rimane elevato. Recentemente ci sono stati conflitti aperti e lotte nei call-center. Dobbiamo studiarli nei dettagli per prepararci alle battaglie a venire. Speriamo che non si tratti semplicemente della difesa di eccitanti condizioni di lavoro, quanto della questione sostanziale che domina la nostra vita. Tale questione diventerà centrale se decidiamo come e per cosa lottiamo - e se non la abbandoniamo alla mercé di qualche apparato o rappresentante sindacale.
Conflitti sino ad oggi
Le lotte aperte dei lavoratori dei call-center riguardavano ufficialmente il livello salariale, la resistenza contro i tentativi dei padroni di incrementare la pressione sui lavoratori (attraverso l'affitto di lavoratori temporanei, il trasferimento o la chiusura di aziende, contratti giornalieri di lavoro), e le aggressioni alla dignità dei lavoratori (attraverso il controllo tecnologico, il dispotismo manageriale, ecc.). Pertanto le lotte vertono su istanze comuni ad altri settori (fabbriche, uffici...). In questo volantino potete trovare una selezione di rapporti sui conflitti nei call-center. Verizon a parte, abbiamo avuto contatti diretti con i lavoratori di tutte le compagnie. Abbiamo visto approssimativamente 2 generi di conflitti: 1) scioperi più o meno sotto il controllo dei sindacati, come quello a Citibank, British Telecom e Verizon, e 2) azioni più ristrette, auto-organizzate di lavoratori dei call-center a Berlino (Audioservice, Hotline GmbH e ADM).
1) Il limite degli scioperi a Citibank, Verizon e British Telecom fu questo: i lavoratori hanno preso parte ad azioni controllate dai sindacati ma non hanno escogitato originali (!) modalità di organizzare le lotte e vincere contro i padroni. In questo modo i sindacati e altri "rappresentanti dei lavoratori" hanno potuto limitare il conflitto allo sciopero e ai rituali di mercanteggiamento, e sfruttare la rabbia dei lavoratori come leva contro i padroni. A Citibank e British Telecom gli scioperi sono rimasti soprattutto azioni "simboliche" che non hanno reso nulla. Ad ogni modo a Verizon i lavoratori furono abbastanza determinati da scioperare per 2 settimane. Hanno realizzato alcuni dei loro obiettivi - parte di un contratto collettivo. Esperienze liberatorie di attività collettiva e il sentimento della propria forza durante questi scioperi hanno potuto svilupparsi solo dove i lavoratori hanno realizzato in prima persona le azioni, organizzato i picchetti, attaccato i crumiri, ecc. I sindacati e altre strutture di rappresentanza non costituiscono una risposta agli attacchi dei padroni: perché sono intrappolate nella camicia di forza di un'ossatura legale (il loro mandato a mantenere la "pace"; la materia tipo contratto collettivo...). Tendono a dividerci ancora di più con la loro enfasi sulla professionalità e la ragion di stato, e non possono sfuggire alla logica padronale del profitto e della produttività (vedi per es. la rinuncia del 10% sulla paga a HP e il doppio regime salariale per i neo-assunti a VW).
2) Tuttavia se i lavoratori auto-organizzano le lotte, queste non rimangono eventi influenti ed eccitanti in sé. Questo ci viene rivelato se poniamo attenzione alle iniziative dei lavoratori a Berlino. In questo caso la cooperazione e il collegamento fuori dal lavoro quotidiano costituirono la base per le azioni dei lavoratori contro i padroni. Organizzarono incontri, discussero le azioni collettive, ecc. Tuttavia, nello scontro con le aziende scelsero misure difensive: petizioni, elezioni dei Consigli di Lavoro, cause di lavoro e appelli al sostegno sindacale. Non sappiamo perché non ebbero maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie forze. Di sicuro c'è che malgrado o perfino a causa di tali strumenti difensivi, i padroni hanno potuto giocare le proprie carte: nei casi menzionati licenziarono la gente perché non temevano una reazione forte (occupazione del posto di lavoro, dimostrazioni in altri call-center o altre aziende nelle vicinanze). Tale esperienza mostra chiaramente che le petizioni, le leggi e i negoziati non fanno passare alcunché, se non hanno dietro la potenza dei lavoratori - la capacità di scioperare, di rallentare il processo di lavoro anche solamente con pochi lavoratori risoluti, per danneggiare il profitto dei padroni.
Queste lotte aperte nei call-center sono rimaste eccezioni. Di solito reagiamo individualmente allo stress del lavoro e ai problemi con i capi: mettersi in mutua, il lavoro lento e l'assenteismo rendono più semplice la vita. Ma dobbiamo confrontarci sempre più spesso con problemi che non possiamo risolvere da soli o con la collaborazione della dirigenza (suggerimenti per il miglioramento...): straordinario obbligatorio, affitto di lavoratori temporanei, minaccia di trasferimento dell'azienda, ecc. Queste situazioni richiedono ben altre iniziative!
A maggior ragione quando nei call-center i padroni sperimentano tecnologie più produttive (IVR, servizi internet). Durante questi esperimenti, essi sono ancor più dipendenti dal nostro lavoro poiché hanno già investito danaro in una tecnologia che non funziona ancora a regime. Per es., ci si aspetta che noi risolviamo i problemi tecnici. A lungo termine l'introduzione di queste tecnologie va a minare la nostra forza e porta all'aumento dello stress lavorativo e degli esuberi - a meno che non ci attiviamo in questa fase di transizione per sabotare le strategie dei padroni.
Elaborare le lotte
Possiamo contrattaccare là dove fa più male ai padroni. La cooperazione con altri lavoratori ci mette in grado di combattere contro le varie avversità del lavoro quotidiano: abbiamo già adesso necessità di comunicare quotidianamente con altri lavoratori per poter svolgere "correttamente" quello che è il nostro lavoro. Siamo in contatto con gente di reparti, sedi e "professionalità" diverse. Senza questa cooperazione non ufficiale le aziende fallirebbero. Possiamo rivoltare questa forma organizzativa (invece dei dati dei clienti ci scambiamo spunti e informazioni su sabotaggi e scioperi) e volgere le cose contro i padroni nelle azioni collettive. Qui non abbiamo bisogno di organizzazioni "esterne" che ci "rappresentino" (come i Consigli di Lavoro o i sindacati). Le nostre risposte alla crisi e agli attacchi dei padroni non possono essere la modestia e la rinuncia. Dobbiamo mettere al centro i nostri bisogni e combattere per loro.
Domande?
Non possiamo avanzare proposte generali su come uscire da un'impostazione difensiva. Ma possiamo - a cominciare dalle lotte precedenti - porci domande che ci possono venire in aiuto:
* Quali forme di lotta corrispondono alle nostre capacità e necessità immediate: "lavoro-pignolo" collettivo, altre forme di sabotaggio, scioperi aperti...?
* Dove possiamo colpire duro i padroni: quando molti clienti sono in coda, durante la fase di lancio di nuove tecnologie...?
* Come oltrepassare le ristrette mura dell'azienda per scalzare i tentativi dei padroni di utilizzare i lavoratori di altri call-center come crumiri?
* Come possiamo istituire collegamenti con le lotte dei lavoratori di altri settori e imparare gli uni dagli altri - proprio perché stiamo combattendo contro condizioni simili di lavoro?
* Come fare tutto questo senza mettere la nostra sorte nelle mani di un sindacato - o di qualsiasi altro apparato?
Le risposte possono essere trovate nelle lotte stesse!
Scioperi e altri conflitti nei call-center
Ecco alcuni rapporti sui conflitti e sugli scioperi in tempi recenti. Stiamo cercando informazioni su altre lotte ancora, per es. gli scioperi di un giorno in Telecom/TIM in Italia contro i trasferimenti, i contratti precari e condizioni di lavoro infami, e il lungo sciopero dei lavoratori part-time in Korea Telecom (KT) in Corea del Sud, che stanno combattendo contro i licenziamenti e la privatizzazione di interi settori...
Citibank/Bochum.Germania
Lo sciopero ebbe luogo nel 1990 nel call-center "esternalizzato" di Citibank a Bochum, in Germania. Causa dello sciopero fu la minaccia della dirigenza di chiudere e trasferire il call-center. I Consigli di Lavoro fecero appello al sindacato che invocò una contrattazione collettiva, e perciò impostarono lo sciopero su "base legale". Lo sciopero fu effettuato in 3 singole giornate spalmate su un lasso di tempo di mesi. La dirigenza assunse dei crumiri attraverso agenzie di lavoro temporaneo e dirottarono le chiamate dal call-center in sciopero al call-center di Citibank di Aachen, sempre in Germania. Alla fine del Giugno 1999 il call-center di Bochum fu definitivamente chiuso. Solamente 50 lavoratori su 400 furono rilevati dal nuovo call-center a Duisburg (a 30 km da Bochum). Durante lo stesso periodo sviluppi simili accaddero in altri call-center di Citibank (per es. a Gelsenkirchen, dove 500 lavoratori furono mandati a spasso). La debolezza dello sciopero ebbe diverse ragioni: i lavoratori abbandonarono l'organizzazione dello sciopero al sindacato accettando la richiesta di contrattazione collettiva. Gli scioperi ebbero luogo su un solo giorno per volta e, perciò, non furono in grado di sviluppare alcuna efficacia. Non ci fu alcun contatto tra i lavoratori di Gelsenkirchen e altri call-center di Citibank, cosa che avrebbe potuto portare alla coordinazione di azioni collettive e prevenire la rottura dello sciopero. Le azioni simboliche organizzate dal sindacato e dai Consigli di Lavoro (incontri di protesta davanti ai quartieri generali di Citibank, happening di pubbliche relazioni in aree commerciali) incrementarono il sentimento di impotenza e di passività tra i lavoratori.
(Altro ancora su www.prol-position.net alla voce "Rapporti")
British Telecom/Gran Bretagna
Nel Dicembre del 1999 i lavoratori dei call-center di British Telecom (BT) allestirono uno sciopero di una giornata su territorio nazionale. Si trattò principalmente dell'assunzione di più personale temporaneo, del crescente stress da lavoro, di obiettivi di lavoro non realistici e delle angherie dei capi. 4000 lavoratori di 37 call-center presero parte allo sciopero. I lavoratori temporanei no. Il sindacato dei lavoratori delle comunicazioni (CWU) inizialmente dichiarò 3 giornate di sciopero. Dopo che la dirigenza ebbe pattuito una posizione concertativa con CWU, quest'ultimo revocò gli altri 2. Sorpresi? Lo sciopero in realtà non aveva cambiato nulla. Fu di breve durata e non disturbò affatto i processi di lavoro. Per alcuni lavoratori di BT non era sufficiente. Quando nel Marzo 2000 l'agenzia di lavoro temporaneo Manpower fu sostituita da Hays e i salari furono abbassati immediatamente, alcuni non accettarono i nuovi contratti oppure cominciarono una serie di atti di sabotaggio per far vedere come la pensavano. Per esempio, l'"ora esatta" fu chiamata per ore intere e i lavoratori applicarono il "lavoro-pignolo", cosa che diede loro un sacco di tempo per socializzare e per altre tecniche di rifiuto del lavoro. A BT ci sono sempre più posti precari, malpagati e temporanei. Lo stress da lavoro sta peggiorando. La dirigenza cerca di usare la carota del possibile contratto permanente, e intanto minaccia col bastone del licenziamento. Il punto è capire in che modo la divisione tra lavoratori garantiti e temporanei con condizioni di lavoro più ricattabili, sta influenzando la comune capacità di lotta. (Altro ancora su www.prol-position.net alla voce "Rapporti")
Audioservice/Berlino.Germania
Ad Audioservice circa 70 lavoratori vendono biglietti, CD, video, ecc. In maggioranza sono studenti che hanno una bozza di contratto senza orario fisso di lavoro, senza vacanze pagate e senza paga continuativa (in caso di malattia), ecc. Nell'estate del 2000 i lavoratori discussero in che modo potessero prevenire la sostituzione del già insicuro abbozzo contrattuale con i contratti a giornata, e come potessero ottenere contratti definitivi con vacanze pagate, ecc. Scrissero una petizione firmata da 30 lavoratori. Dopo di che circa la metà di loro fu licenziata. Alcuni fecero causa e ottennero tra i 500 e i 4900 marchi. La petizione ovviamente aveva fornito alla dirigenza i nomi degli "insoddisfatti" così che poté selettivamente dar loro il benservito. Sebbene gli "studenti" si incontrassero anche al di fuori del posto di lavoro e si dessero sostegno, furono a quanto pare sprovvisti della capacità e della determinazione per bloccare tutto. Le petizioni firmate rivelano ai padroni che qualcosa sta succedendo, mettendoli in grado di reagire immediatamente e attaccare i lavoratori. Forse un'azione diretta sarebbe stata più efficace. (Altro ancora su www.callcenteroffensive.de)
Hotline GmbH/Berlino.Germania
Presso Hotline Gmbh circa 150 lavoratori, in maggioranza studenti impiegati part-time, trattano chiamate per clienti esterni (Berlikomm, Ares-Strom). Alla fine dello scorso anno 40 persone furono licenziate "a causa della riduzione di un contratto su vasta scala". Alcuni lavoratori cominciarono a discutere cosa si potesse fare per evitare che questo succedesse di nuovo. Cominciarono ad impiantare un Consiglio di Lavoro ("Betriebsrat") e chiesero consulenza al sindacato, IG Medien. La dirigenza seppe della cosa e organizzò i suoi "incontri di lavoro" come contromossa. Poi, in Febbraio, licenziò più di 20 lavoratori con giustificazioni inconsistenti. I lavoratori ottennero il sostegno dell'iniziativa Callcenteroffensive e organizzarono una dimostrazione con circa 50 persone fuori dal call-center. Più tardi si tennero alcune cause di lavoro (per reintegrazione) e furono pagati risarcimenti tra i 500 e i 4000 marchi (coloro i quali avevano causato maggior disordine ottennero di più!). Le condizioni peggiorarono e il ritmo di lavoro fu aumentato ulteriormente dopo questi conflitti. Inoltre, si verificò una vera e propria "caccia" agli amici dei licenziati che ancora lavoravano per Hotline. Alcuni lavoratori simpatizzarono con un'iniziativa antifascista, e la dirigenza cercò di licenziarli tutti.
Occasione mancata?! Alcuni lavoratori si conoscevano comunque da fuori, e forse sarebbe stato possibile occupare la sede in un'azione congiunta, interrompendo il processo produttivo ed esercitare pressioni sulla dirigenza. (Altro ancora su www.callcenteroffensive.de)
Adm/Berlino.Germania
500 persone sono al telefono per Adm a Berlino in inbound e outbound. Hanno a che fare con chiamate per GASAG, Tele2... In maggioranza sono studenti. La situazione è caratterizzata da "condizioni indegne, controlli esasperanti e bassi salari" (citazione da un volantino). All'inizio 70 lavoratori chiesero vacanze pagate, che furono negate dalla dirigenza. Poi, nell'Aprile 2001, più di 80 lavoratori furono licenziati. Alcuni diedero vita a un gruppo di lavoro e scrissero un volantino che domandava per es. ferie pagate e paga continuativa (in caso di malattia). Anche quelli dell'iniziativa Callcenteroffensive fecero un volantino e lo distribuirono nel call-center. Alcuni fra i licenziati ricorsero al tribunale e ottennero tra i 500 e i 3000 marchi. Dopo i licenziamenti e le azioni di lotta le condizioni diventarono ancora peggiori. I controlli all'entrata furono intensificati (usando telecamere...) e la dirigenza prestò maggior attenzione alla puntualità, ecc. È più che interessante che il sindacato ver.di (risultato della fusione della maggioranza dei sindacati dell'industria dei servizi) stava già negoziando con la dirigenza di Adm un contratto collettivo per i lavoratori di Adm. Dopo le azioni auto-organizzate dei lavoratori e l'intervento di Callcenteroffensive, il sindacato scrisse una lettera a tutti i lavoratori argomentando contro l'"esagerato movimentismo" che "avrebbe avuto effetto negativo sulle negoziazioni". Di certo qualunque cosa accada fuori il controllo di ver.di è ovviamente intollerabile! (Contatto: arbeitsgruppeADM@web.de /Altro ancora su www.callcenteroffensive.de)
Verizon/USA
Nell'Agosto 2000 più di 85000 lavoratori di Verizon (gruppo delle telecomunicazioni) scioperarono, tra di loro c'erano tecnici e molti lavoratori di call-center. Le richieste ufficiali dello sciopero erano paghe più alte, minore straordinario obbligatorio, restrizioni ai trasferimenti di settori e la possibilità da parte dei sindacati di organizzare i lavoratori del settore mobile e internet. Le condizioni nei call-center erano caratterizzate da turni di 10 ore o più, frasi standard obbligatorie, stretta sorveglianza, l'obbligo di raggiungere un certo obiettivo di vendita, stress dovuto all'alto ammontare di chiamate, ecc. I sindacati dei lavoratori della comunicazione (CWU) e degli elettrici (IBEW) organizzarono lo sciopero e andarono al negoziato con la dirigenza. Quest'ultima utilizzò altri 30000 (colletti bianchi) impiegati a Verizon come crumiri nei settori di manutenzione e call-center. Sebbene la maggioranza delle chiamate sia connessa automaticamente così che le operazioni di Verizon potessero essere mantenute a regime, la dirigenza non poté evitare il rapido blocco dei call-center, le chiamate non furono trattate e considerevoli riparazioni non furono realizzate. Oltre ai picchetti davanti a centinaia di edifici di Verizon, ci fu una serie di atti di sabotaggio contro le cassette degli interruttori e i cavi elettrici, e attacchi ai camion della manutenzione guidati dai crumiri. Dopo 2 settimane la dirigenza cedette, accettò alcuni punti e concordò un nuovo contratto collettivo: le paghe furono elevate, furono introdotti premi di gruppo, lo straordinario fu limitato a 8 ore settimanali, furono ridotti i trasferimenti, e i sindacati ottennero l'approvazione per i loro tentativi di organizzare i settori mobile e internet. Un fattore importante in questo caso fu che il sindacato aveva organizzato il 60% dei lavoratori di Verizon. Più di 85000 lavoratori in sciopero poterono esercitare sulla dirigenza una pressione tale sulla che molte istanze poterono passare.
I problemi di tale risoluzione sono mostrati dal lavoro quotidiano nei call-center: ora la gente percepisce salari un po' più elevati e fa solo un'ora e mezza di straordinario, forse con un po' di chiamate in meno ogni giorno. Ma ecco quel che il presidente di CWU, Morton Bahr, disse a proposito del risultato dello sciopero: "Questo accordo assicura il futuro dei nostri membri in questa azienda, e aiuta ad affilare l'incisività competitiva di Verizon". Ma i lavoratori continuano a farsi il culo!
(Altro ancora su www.prol-position.net alla voce "Rapporti")
ISI Marketing è una grande azienda!
Prima 40 ore di lavoro senza paga e senza contratto, poi 12 marchi all'ora senza premio garantito, paga più bassa in caso di malattia... Non è forse un lavoro di "m***a"? Comunque, così lo chiamarono alcuni amici che andarono a lavorare per ISI Marketing e che scrissero un volantino sulle loro condizioni di lavoro (vedi www.prol-position.net alla voce "Leaflets"). ISI Marketing non ne fu divertita. Ma non potevano certo né fermare quei lavoratori o la gente che aveva diffuso il volantino, né condannarli a 3 anni di lavoro telefonico forzato. Così ISI sfruttò la legislazione civile per imbavagliare i lavoratori: facendo ingiunzione al tribunale, l'azienda esercitò pressioni su "free", il provider che ospita le pagine web di Hotlines. ISI rimanda, per es., ad espressioni come "lavoro di m***a" usate nel volantino e specula di "legge contro la competizione sleale". Non una sola parola sulle condizioni di lavoro in sé: ISI sa perché! Questa è la situazione di questa battaglia legale: il provider "free" deve sputare un sacco di soldi per i costi legali ecc., e il sito web è stato spostato su un altro provider per evitare ulteriori problemi a "free". Il tentativo di censura fu criticato da molti provider indipendenti, gruppi sindacali, ecc. Molti hanno pubblicato il volantino e altre dichiarazioni sull'attacco di ISI. Ma qui non si tratta semplicemente di mantenere internet aperto al libero scambio di informazioni. Qui ne va della lotta contro le condizioni di lavoro. Quelle condizioni di lavoro possono essere cambiate esclusivamente dalla gente che deve lavorarci. Perciò se avete esperienze di ISI o di altre aziende e volete riferire su di loro: Scriveteci!
Sottoscrizioni per "free": Freie Arbeiterinnen und Arbeiter Union, Account-No.: 96 152 201, Postbank Hamburg, Bankcode 200 100 20, key word: FREE
Vedi anche su:
http://www.ainfos.ca/01/may/ainfos00352.html
http://www.ainfos.ca/01/may/ainfos00567.html
http://www.ainfos.ca/01/jun/ainfos00371.html
lettere: hotlines c/o Fabrik, Grabenstrasse 20, 47057 Duisburg, Germany
email: hotlines@motkraft.net
website: www.prol-position.net
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