Venerdì 19 gennaio 1996
Il terribile incendio provocato quasi certamente da bottiglie molotov. Uccisi 3 bimbi, 20 feriti. Fermato naziskin
BERLINO.
È successo di nuovo. Come due, tre, decine di anni fa. Un
ostello per immigrati è bruciato a Lubecca. Pare per incendio
doloso. Dentro c'erano una cinquantina di persone. Donne, uomini
e bambini. Africani, polacchi, siriani, libanesi. Vi abitavano in
attesa che fosse accolta la loro domanda di asilo. Speravano
nell'ospitalità tedesca. Le fiamme li hanno colti impreparati.
Dieci persone sono morte, fra cui tre bambini in tenera età.
Alcuni hanno perso la vita get tandosi dall'ultimo piano nel
tentativo disperato di salvarsi. Altri, almeno venti, sono
rimasti feriti gravemente e sono ricoverati in ospedale. Trenta
persone, invece, hanno riportato ferite lievi. Tre giovani del
Land orientale MecklenburgVorpommern sono stati arrestati. Uno è
uno skin-head. Ma la polizia non si sbilancia, lascia capire che
tutte le piste sono aperte, che la matrice razzista non è
confermata. Un testimone afferma: "Ho visto un uomo
mascherato gettare qualcosa verso l'edificio". È
l'attentato più grave, se di attentato si tratta, compiuto nella
Germania del dopoguerra. Ieri Lubecca, la bella città vicina al
Baltico, si è svegliata dentro un incubo. I criminali hanno
colpito nella notte, come sempre. È l'ennesimo risveglio
amarissimo per un paese che a questa follia non può abituarsi.
Le radio che raccontano quel che è accaduto, lo smarrimento, le
prime indignazioni, le testimonianze dei superstiti.
ALESSANDRA BADUEL
ALLE PAGINE 3 e 4
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