archives of global protests | www.agp.org
La Jornada, 1 d'agosto 1997 In un luogo della Mancha due indigeni affrontano i mulini a vento Hermann Bellinghausen, inviato, Almuñecar. In questa terra ricca di spiagge, vicino Granada e di fronte alla costa africana, Ahmed Kabbali, dell'Associazione Nazionale dei Diplomati Disoccupati del Marocco, ha proposto il suo paese come sede del terzo Incontro Intergalattico in uno o due anni, il che porterebbe nel Magreb l'internazionalismo pro zapatista. Però questa questione, come altri punti, è ancora da risolvere. La gente qui riunita è molto proclive alla discussione, fino alla stanchezza, come si dice da noi. Facendosi mutuo eco con il tavolo riunito a Ruesta, Aragona, qua si ragiona sul cruciale problema degli spostamenti umani forzati e su i suoi compari, la violazione dei diritti umani e lo sfruttamento sessuale. Si parla anche della psichiatria come forma di controllo sociale, dell'uso indiscriminato e quasi criminale dei farmaci nella medicina dominante. Uno dei rappresentanti del Congresso Nazionale Indigeno, Carlos Bea, ha parlato qui ad Almuñecar della repressione governamentale come del "nuovo tratto" riservato agli indios del Messico In questa sede sono accampati più di 300 delegati dell'Intergalattico. Dalia e Felipe, delegati dell'EZLN, avevano cominciato la giornata ad Almuñecar con una riunione di lavoro con gruppi di bambini di differenti età , figli di alcuni partecipanti all'Incontro. Nell' "asilo" del camping una ventina di bambini mostrava loro tre cartoline illustrate da loro, che producevano un effetto di zoom-out. La prima rappresentava le tende da campeggio, gli accampamentisti e le piccole nubi dell'estate andaluse. La seconda era un modellino in cui una torre di cartone dominava la spiaggia, mentre nell'estensione azzurra della cartolina galleggiavano velieri di carta rossa. La terza rappresentava un grande sole al centro e intorno le orbite dell'universo. Invece, Dalia e Felipe raccontavano lorocom'era la vita nella selva. Verso mezzogiorno i delegati zapatisti hanno visitato la scuola dove si svolgono le discussioni e di ritorno all'accampamento hanno parlato con la stampa. All'ombra di una Buganvillae fiorita, Felipe ha detto: " il governo impedisce la nostra parola. Per questo siamo usciti dal paese, per far sì che si conosca quello che diciamo, e la povertà che da sempre c'è in Messico". Qui si discutono l'uso delle droghe, le opzione nella sessualità, la antipsichiatria e altri temi propri del primo mondo che non riguardano da vicino la problematica indigena messicana. Al rispetto Dalia ha dichiarato: " queste rivendicazioni noi le rispettiamo perchè sono vostre, però vi chiediamo scusa se a volte non le capiamo". Un reporter, sicuramente "alternativo", gli ha chiesto se avevano avuto problemi ad uscire dal Messico. Felipe non ha potuto trattenere una risata e ha risposto: "problemi sempre ne abbiamo. Tutto quello che facciamo è un problema. Il cambio del tempo, le lingue che non conosciamo, e che tutto è tanto lontano". Ed ha aggiunto: "per noi è un orgoglio venire a conoscere compagni che lottano per le stesse nostre cose". Nella sede di Almuñecar (un nome totalmente arabo), oltre alle questioni contenute nel programma, si realizzano "seminari alternativi": taichi ("comincia la giornata con energia"); "Uno spazio per sognare. Esercizi di raccontaracconti"; "Haleup!" laboratorio per giocolieri; "Danze del mondo", "Butta tutto fuori; teatro" che offre il tavolo di lavoro "Dove Marcos perdette la pipa". In qualche luogo de La Mancia Nel cammino verso la costa andalusa, la comitiva che ha condotto la delegazione zapatista su e giù per il territorio spagnolo ha insistito per visitare i mulini a vento. È gente testarda. Uno dei furgoncini affittati stava perdendo olio, per Mecedes Benz che fosse, e ultimo modello. Ma loro (una andalusa, una aragonese, un catalano e una castigliana, oltr ad un camionista italiano esperto in attraversare il continente su ruote) hanno insistito. Si stava facendo tardi, ma è sembrato loro importante mostrare a Dalia e a Felipe queste macchine per macinare il grano. Mentre la aragonese e la castigliana portavano il furgone da un meccanico, gli altri veicoli deviavano per l'autostrada direzione Madrilejo. In qualche luogo de La Mancia. il cui nome se non te lo puoi ricordare lo trovi sulla Guida Michelin, gli zapatisti sono saliti sulla collina dove Espartero, Mambrino, Bolero, e altri mulini bianchi dominano la infinita pianura castigliana, a 360 gradi e a perdita d'occhio. Sanno lèggere ma non fino al punto da essersi confrontati con il Chisciotte di Cervantes. I loro accompagnatori hanno dovuto spiegargli: "gente strana voleva combattere contro i mulini a vento", gli diceva Rosario Ibarra. Insomma, il famoso episodio chisciottesco, citato in una lettera del subcomandante Marcos in una lettera agli organizzatori del secondo Intergalattico, che finora non era stato divulgata. Così mentre Dalia scappava verso il castello che si erge al lato dei mulini bianchi, Felipe si meravigliava per questo procedimento così complicato per macinare il grano. Ai loro piedi, i campi si riempivano di vento. Un gregge di pecore, un lamppo diurno e una fattoria sullo sfondo annunciavano l'approssimarsi della pioggia, che danzava in curve grige sul cielo bianco. All'altro estremo, i rossi tetti di Consuegra, il paese in cui la gente veste le porte di legno con tendine di colori stravaganti, facevano argilla la luce del sole.. Allora, convocato forse dall'estate, ha soffiato un forte vento che ha agitato le pale immense, scheletrite, dei mulini. Ma no hanno girato, le tengono legate con un dei cavi, perché non perdano il loro carattere di monumento, meri simboli, macine senz'anima. Èra un vento da doversi coprire. Soprattutto perché portatore di pioggia. Felipe ha dovuto tenersi il cappello che no si è tolto da quando è partito dal Chiapas. L'acqua capricciosa che non ha raggiunto Dalia che camminava con Cecilia Rodriguez, la rappresentante del EZLN (negli USA, N.d.T.), verso i mulini all'altro estremo della collina. Nella seguente stazione di servizio, l'impiegato del negozio considerava che quei mulini erano pochi, e ci ha informato, con quell'educato istinto turistico degli spagnoli, che verso est c'era un posto con molti più mulini. Inoltre, da quelle parti, era nata Sarita Montiel, e il fatto sembrava importargli. |