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TAVOLO 2.1 MONDIALIZZAZIONE E NUOVE DISUGUAGLIANZE Conclusioni delle discussioni del Tavolo Nel Nord e nel Sud il capitale delle multinazionali avanza come se fosse uno unico, approfittando dei vari limiti formali delle nazioni, delle loro risorse, delle loro leggi e dei loro governi. Lo fa su distinti fronti e in maniere molto diverse. Oggi, noi siamo tornati a riunirci preoccupati dalla problematica del neoliberismo globalizzante, che non è altro che il vestito con cui si sono travestite le multinazionali. Noi vogliamo riunirci da adesso in poi, permanentemente, con una Rete che dia supporto, che faccia arrivare e porti avanti le nostre lotte, la nostra solidarietà e i nostri sogni. Perché con questa Rete vogliamo lavorare, di più e in molti, in modi diversi. Ognuno dovrà e saprà farlo a modo suo, tutti con lo stesso segno: il recupero dell'iniziativa e il suo sviluppo in ogni gruppo. Questa autonomia ci dovrà dare vantaggi non solo sul piano tattico, sarà quella che deve dare ai nostri collettivi la creatività e l'originalità cose necessarie per poter avvicinare i nostri popoli, per sapere che non siamo soli. Lotteremo contro quella divisione del mondo in un Nord e in un Sud, caratterizzata dalla polarizzazione della ricchezza. Il mondo del Nord e il mondo del Sud si definiscono mediante barriere nazionali che sono state utilizzate dal primo per controllare e fermare il passaggio degli emigranti, a seconda delle necessità del mondo del lavoro. Queste frontiere sono state pure utilizzate dai governi del Nord e del Sud, per perseguitare, accerchiare, incarcerare ed "estradare" da un luogo ad un altro i suoi principali nemici, cioè coloro che attentano all'ordine delle multinazionali. Un esempio di tutto questo sono le nuove leggi approvate contro il diritto d'asilo. Non possiamo non dire pure che lo stesso Nord ha al suo interno un proprio Sud. L'immigrazione e l'emarginazione, la povertà, la disoccupazione, il degrado ambientale, sono alcuni degli aspetti più eclatanti della politica neoliberale dei paesi del Nord nelle loro stesse aree più impoverite. C'è anche un nuovo concetto di sicurezza nazionale. Se prima la giustificazione era la guerra fredda, adesso lo sono le conseguenze della crisi sociale, come possono essere ad esempio: la delinquenza comune, la violenza politica, il narcotraffico, ecc. Molto evidente la militarizzazione interna in tutti i paesi del Terzo Mondo. Questo aumento della militarizzazione globale appare anche nei paesi europei, sotto forma di polizie, leggi repressive, eserciti professionali, ecc. Bisogna sottolineare la militarizzazione nel Nuovo Ordine Mondiale, principalmente nel caso della NATO, con la sua ampliazione ai paesi dell'Est. Questa militarizzazione, nel caso di Giappone e USA, si traduce in una all'alleanza strategica per il controllo dell'Est e del Sud-Est asiatico. Tutto questo è completamente relazionato con la globalizzazione dell'economia. Le vere responsabilità di questa militarizzazione sono le multinazionali, che sono quelle che dettano la politica economica mondiale ed eserciti e polizie sono i loro "guardiani". Il tavolo propone quindi la realizzazione di un giorno internazionale contro le multinazionali. Ad un altro livello si sono proposte possibilità di "vie d'uscita" dal quadro di dipendenza economica e politica, con la creazione d'imprese con logica non capitalista che vanno da progetti di sviluppo sostenibile al commercio equo e solidale. Gli obiettivi di questo tipo di progetti non è quello di competere con le multinazionali, ma quello di sviluppare una produzione locale e rilanciare l'artigianato, la cultura locale e creare dinamiche di occupazione. Sono stati espressi dubbi sulle reali possibilità di questi progetti di tener testa al potere delle multinazionali dato che queste non permetteranno mai uno sviluppo integrale oppure li assorbirebbero se riuscissero a diventare una minaccia. Così si continua a pensare che sia necessaria l'indipendenza politica, sociale ed economica dei popoli. La strategia del grande capitale di presentarci una politica globalizzatrice non è altro che una facciata per occultare il processo di frammentazione dei territori e dei popoli (la balcanizzazione) per impedire la resistenza organizzata di questi ultimi. Reclamiamo l'autodeterminazione dei popoli sull'utilizzo delle risorse strategiche del loro territorio. E l'autodeterminazione dei popoli non può che passare necessariamente attraverso la loro autodeterminazione politica. Conclusioni della discussione sulla Rete Dalle conclusioni del Primo Incontro e dalle discussioni di questo Secondo Incontro esce fuori una definizione di base di che cosa è una Rete: l'articolazione di una serie di nuclei in contatto per la trasmissione di informazione, per la mobilitazione e l'organizzazione contro il Sistema dominante. Una Rete può essere basata su qualsiasi mezzo di comunicazione. Internet si è trasformata in un mezzo economico ed efficacie per qualsiasi tipo di comunicazione con qualsiasi punto del mondo. Il mezzo sarà importante, però fondamentale rimane l'organizzazione degli individui. Se la gente si parla, se si ascolta, se vuole lavorare insieme per un mondo migliore, allora s'incontra, si organizza, condivide i compiti e gli impegni, e cerca il modo per risolvere i suoi problemi d'organizzazione e d'informazione. Questa è la base della Rete, non ce n'è altra, e se non vi è questa non esiste la Rete... E questa Rete può utilizzare il telefono oggi, internet domani o il tamburo dopodomani. Non è il mezzo la cosa importante, ma ciò che si comunica. Lotte, proposte, resistenze, contro il neoliberismo per la costruzione di una nuova umanità Come si diceva, un primo aspetto di base della Rete è lo scambio d'informazioni. Punti concreti sarebbero: -la possibilità di arrivare con facilità a tutti i tipi di indirizzi; -articolare e organizzare eventi; -mettere a disposizione di tutti, blocchi tematici d'informazione e di documentazione; -realizzare compiti di controinformazione soprattutto su temi che derivano dai mass media dominanti e che -sono più d'impatto nei confronti dell'opinione pubblica e che siano quelli che tendono di più a favorire e legittimare il sistema. E proteste concrete potrebbero essere: organizzazione e realizzazione di azioni congiunte periodiche e/o immediate. Le possibilità sono state spiegate con l'esempio di quello che si sarebbe potuto fare nell'occupazione dell'ambasciata del Perù; campagne d'impatto come quelle che si potrebbero sviluppare basandosi su temi di grande fascino per l'opinione pubblica mondiale. S'è fatto l'esempio della relazione fra le grandi somme di denaro percepite per pubblicità da parte delle grandi stelle dello sport, della moda o della musica e il modo di produzione nel mondo periferico da parte delle multinazionali che li sponsorizzano; informazioni su tutte le lotte politiche che si portano avanti nel mondo. Facendo un punto d'attenzione sull'intensificazione di questa informazione rispetto all'Europa, informazione sui proprietari dei mas media per decodificare l'informazione che emettono. Come deve fluire l'informazione? Abbiamo un'opzione principale: Internet. Come il mezzo più valido. Conseguibile da molti in maniera diretta o indiretta. Dovrebbe essere utilizzato simultaneamente nelle due opzioni principali in distinte aeree geografiche con personalità propria e identica lingua: a) pagina Web b) posta elettronica (e-mail). L'importanza è quella d'essere collegati in modo orizzontale, evitando la verticalità ed un'unica fonte d'informazione centralizzata. Bisognerà tener conto delle zone geografiche che possono avere più difficoltà economica per l'accesso alla Rete. Si propone di organizzare una cooperazione internazionale per l'acquisto delle macchine, e che tale appoggio sia il risultato di campagne di solidarietà che informino e coinvolgano la popolazione nella problematica, nella forma che ogni collettivo consideri più opportuna. Un secondo aspetto è quello dell'organizzazione della Rete intorno ai nodi. Il lavoro deve iniziare dall'informazione sui nodi già presenti per relazionare gruppi e individui isolati. Per questo si è proposto di dare vita ad un tavolo informativo in El Indiano dove si possano distribuire liste di indirizzi dei nodi nelle diverse aree geografiche con personalità propria. Un terzo aspetto è la relazione tra i nodi e il territorio in cui sono inseriti. I nodi si chiamano così perché hanno la responsabilità di ricevere e rinviare le informazioni a tutti quelli che non abbiano accesso alla Rete e devono pure passare l'informazione sulle lotte e sulle discussioni che avvengono nel loro territorio. Questo impegno ha pure il senso di aprire l'informazione al resto della Società Civile. Chiaramente saranno i gruppi, i collettivi e gli individui che operano nelle distinte situazioni quelli che agiranno nel modo più vantaggioso possibile, nelle relazioni in quartieri, posti di lavoro, gruppi sociali o altri gruppi che stiano lavorando in modo simile, fino ad arrivare a ONG, università, mass media, sindacati, partiti politici, ecc. |