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COMUNICATO EZLN: RITIRO DAL DIALOGO La Jornada 3 settembre 1996
E' stato un ordine delle basi, "senza che importino le conseguenze". Colpa
della strategia
governativa di "oblio e minimizzazione". Nuova delegazione ufficiale e
liberare i presunti
zapatisti, condizioni. "Gioco del governo", parlare di "una guerriglia
cattiva e una buona".
Non cerchiamo nè abbiamo bisogno del suo aiuto, scrive Marcos all'EPR.
Si ritira l'EZLN dal dialogo e esige "serietà" dal governo
Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigena-Comando Generale
dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Messico, 29 agosto 1996.
Al popolo del Messico:
Ai popoli e ai governi del mondo:
Fratelli:
L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale informa sulla sua valutazione
della situazione
attuale e del risultato della consulta fra le basi d'appoggio zapatiste.
I. Il dialogo di San Andrés, fallimento della strategia governativa di
"oblio" e di
"minimizzazione".
L' "oblio". Dopo i primi accordi di San Andrés, sul tema "Diritti e
Cultura Indigena", il
governo ha sviluppato la sua strategia di dilazionare l'adempimento di
questi accordi e di
frapporre difficoltà fino all'assurdo verso qualsiasi misura che cercasse di
concretizzarli.
Come avevamo, noi zapatisti, avvertito fin dall'inizio, le carte non
garantiscono nulla, e non
si traducono in soluzioni per la grave situazione dei popoli indios se non sono
accompagnate da azioni concrete. L'EZLN ha accettato gli accordi con
l'obiettivo di
dimostrare ai popoli indios, alla nazione messicana e all'opinione pubblica
internazionale,
che il governo non vuole risolvere veramente la problematica indigena
nazionale. Il
governo finge di essere disponibile a farlo, però in nessun modo è
disponibile a modificare
radicalmente il rapporto fra la nazione e gli indigeni messicani.
Sette mesi dopo, il cosiddetto tema 1 di San Andrés è al punto zero, come se
non si fosse
negoziato nulla, come se non si fosse concordato niente. Non si è adempiuto
agli accordi
su "Diritti e Cultura Indigena" e nulla si è fatto neppure in quella
direzione. Sono solo
lettera morta. Continua a non venire installata la Commissione per la
Continuazione e la
Verifica, base fondamentale per l'adempimento degli accordi.
La delegazione governativa può fare 'caso omesso' di questo dettaglio, lo
può minimizzare
la Cocopa, può passarci sopra la Conai, se lo può "dimenticare" la stampa,
può non essere
considerato molto importante dalla società civile. Però i popoli indigeni
no. Il tavolo di San
Andrés reitera il suo progetto di fallimento nella misura in cui non si
concretizza ciò che si
accorda.
La "minimizzazione". Durante tutto lo sviluppo del cosiddetto "Tavolo 2 su
Democrazia e
Giustizia", la delegazione governativa ha basato la sua strategia di negoziato
sull'intransigenza e sulla chiusura. Impegnata nel far fallire il negoziato
su questo tema, il
governo ha cercato prima di ridurre il tavolo su Democrazia e Giustizia a
una questione
locale e poi a pure dichiarazioni astratte.
Mentre la riforma elettorale era impantanata fra le dirigenze dei partiti
politici ufficiali, il
governo ha utilizzato il "su e giù" del percorso del tavolo di San Andrès al
fine di far
pressione sulle organizzazioni politiche affinchè accettassero una riforma
vaga ed
indefinita. Però non ha fatto altro che differire la sua crisi fino al
momento in cui si
discuteranno le leggi per regolamentare e le riforme costituzionali
specifiche. "Poco in
Bucareli e niente in San Andrés" è stato lo slogan che, a rischio di far
saltare tutto il
dialogo di San Andres, ha seguito la delegazione governativa. Prima con la
cecità, con il
mutismo e la sordità ereditata dal suo padrone, il fuggitivo Carlos Salinas
de Gortari, poi
con la mancanza di proposte concrete e per finire, con la burla agli sforzi
seri della
delegazione zapatista e dei suoi consiglieri, il governo è passato
attraverso tutte le tappe
del negoziato su questo tema con la mira del fallimento totale. Ci sono
riusciti.
Ratificando la sua intransigenza a qualunque posto a discutere temi
fondamentali della vita
politica del paese, il governo ha ratificato la sua posizione di fronte alla
riforma dello Stato:
discutere astrattamente e non cambiare niente. Ratificando l'attuale
delegazione
governativa, il governo ha ratificato la sua attuale politica indigenista:
prepotenza, razzismo
e intolleranza. Il governo insiste a vedere gli indigeni come soggetti che
ricevono
elemosine e fotografie, però non come attori politici.
II. I presunti zapatisti, ostaggi del terrorismo di Stato.
Il titolare della PGR, il signor Lozano Garcia, incapace e inetto a mettersi
contro gli
autentici autori dei grandi crimini che hanno scosso il paese negli ultimi
anni, complice dei
grandi cartelli del narcotraffico, e impegnato ad insabbiare le
responsabilità del signor
Carlos Salinas de Gortari negli omicidi eccellenti e nel furto all'erario
nazionale, cerca di
risollevare la sua povera immagine grazie alla condanna dei presunti
zapatisti, in
connivenza con il Potere Giudiziario che è rappresentato dal signor Jorge
Luis Silva
Banda, che ha dato per valide dichiarazioni estorte con la tortura.
Con la condanna dei presunti zapatisti di Yanga, il governo federale insiste
nel trattare
l'EZLN come se fosse una combriccola di delinquenti che si intrattiene in un
tavolo di
negoziato mentre la si colpisce e si semina il terrore fra tutto ciò che
abbia a che vedere o
abbia avuto a che vedere con lo zapatismo. In senso contrario alla PGR ed
al Potere
Giudiziario, il signor Núñez dichiara che "il governo non negozia con
delinquenti e terroristi"
(per spiegare come mai non si negozia con l'EPR), però tratta da delinquenti
e condanna
come delinquenti i cittadini accusati di far parte dell'EZLN, organizzazione
con cui si
negozia.
I presunti zapatisti sono disputati fra le particelle del potere dentro al
governo. Questo
monumento all'inettitudine, la PGR, li usa per rammendare la propria scucita
immagine;
l'Esecutivo federale li usa come argomento per lo "Stato di diritto"; la
delegazione
governativa li usa per cercare di ottenere vantaggi al tavolo di San Andres,
e il Potere
Giudiziario li usa per ratificare che il suo pegno con la giustizia è così
tanto lontano quanto
conviene al governo. Ostaggi disputati dal potere per sottomettere l'EZLN:
questo sono
diventati i cittadini presunti zapatisti.
III. Lo "Stato di diritto" in Chiapas: militarizzazione, ingovernabilità,
repressione e
persecuzione.
Nel sudorientale stato messicano del Chiapas, il complice del ladrone Raúl
Salinas de
Gortari e presunto "governatore" dello stato, il signor Ruiz Ferro, ha
cercato invano di dare
una facciata legale allo stato d'assedio in cui vive la popolazione
chiapaneca. Con l'unico
avallo del centro (che dichiara senza nessun imbarazzo che "Ruiz Ferro
governa con
l'appoggio della maggioranza dei chiapanechi", dimenticando che questo
signore non è
stato eletto dai chiapanechi ma imposto dai militari); Ruiz Ferro e la sua
banda (capeggiata
da Eraclio Zepeda e Uriel Jarquín) hanno sottomesso nel terrore migliaia di
famiglie
indigene grazie agli squadroni della morte, che, paradossalmente, si
chiamano guardie
bianche.
Con il maldestro aiuto di Carlos Rojas e del suo fallito programma di
"Solidarietà", il signor
Ruiz Ferro pretende d'ingannare l'opinione pubblica nazionale e
internazionale con una
distribuzione economica che non ha altro destinatario che i suoi conti in
banca, quelli di
funzionari del più diverso tipo e quelli dei "lideres" corrotti che hanno
venduto i loro
movimenti e la loro gente in cambio di un beneficio personale e di un
inganno collettivo.
Nel nord dello stato funziona, di fatto, un potere che non ha nulla a che
vedere con lo
"Stato di diritto". Nè il governo federale, nè quello statale, nè i
militari, nè l'EZLN: nel nord
del Chiapas governa la brutalità di una guerra civile che non si può più
occultare. Nel suo
affanno di rimediare alla sua povera immagine, il "governo" dello stato
viola la legge
federale dell'11 marzo 1995 e arresta illegalmente zapatisti delle basi
d'appoggio nel nord
del Chiapas. Rammendando la caricatura che sta davanti alla PGR, il signor
Ruiz Ferro
ordina di colpire zapatisti e di appoggiare le guardie bianche per simulare
che la legge
esista in Chiapas.
Da parte sua, gli autentici governanti del Chiapas (vale a dire, i
militari), proseguono i loro
piani di annientamento non solo degli zapatisti, ma di qualsiasi persona
degna e ribelle su
queste terre del sudest. Nonostante le azioni militari dell'EPR in altre
parti del paese, la
quantità di truppe federali nel teatro di operazioni del sudest non è
diminuita. Anzi, è
aumentata ed è migliorata la qualità della sua tecnica e della composizione
dei soldati. Il
sistema politico messicano sa qual è la vera sfida fra le montagne del
sudest messicano.
Truppe aerotrasportate, specializzate nell'inseguimento e nell'annientamento
in un territorio
selvaggio, sono state distribuite nei differenti punti dello schieramento
militare nella
cosiddetta "zona di conflitto". I pattugliamenti in aria e in terra
continuano ed aumentano
nella durata e nel frequenza. Le colonne terrestri hanno incorporato
blindati e armamento
pesante nei loro convogli. C'è una crescente inquietudine all'interno delle
guarnigioni
federali ed è aumentato il numero delle diserzioni fra le truppe governative
(come succede
sempre quando i federali si preparano ad una offensiva) e non sono già più
controllabili le
voci che dicono che l'Esercito si stia preparando ad una azione-lampo contro
gli zapatisti...
come risposta alle azioni dell'EPR. In questo contesto, le comunità
zapatiste son usate
come ostaggio di un negoziato che pretende l'impossibile: la resa
incondizionata degli
zapatisti.
L'apparizione dell'Esercito Popolare Rivoluzionario non è stata letta dal
governo come un
nuovo ed urgente appello ad aprire spazi di partecipazione democratica, a
cessare con
l'impunità ed a modificare la politica economica. No, il governo ha letto
l'apparizione
dell'EPR come la possibilità di tendere la trappola dell'opzione fra
"guerriglia buona" e
"guerriglia cattiva" nel negoziato con l'EZLN. Aspettandosi la logica presa
di distanza
dell'EZLN dall'EPR, il governo spera che gli zapatisti "ora sì" accettino
qualsiasi cosa si
offra loro e lo accompagnino (il governo) nella sua campagna contro l'EPR.
Si sbaglia il
governo. Qui, fra le montagne del sudest messicano, non c'è "guerriglia
buona" e
"guerriglia cattiva": ci sono cittadini ribelli in armi che non hanno spazi
democratici per una
partecipazione pacifica e che sì hanno una base sociale stufa di
dichiarazioni di prosperità
e di riprese economiche, e di realtà di miseria.
Siamo differenti dall'EPR, però non siamo il loro contrario.
D'altro lato, la Segreteria di Governo, attraverso Migrazione, i militari e
le autorità statali sta
realizzando una campagna permanente di persecuzione e di vessazione contro gli
stranieri. Uomini e donne di tutto il mondo sono venuti a dare il loro
aiuto alle comunità
indigene affinchè vivano, mentre il governo cerca di far sì che muoiano.
Questi stranieri
sono accusati di "collaborare con l'EZLN", dimenticando che non è l'EZLN
quello che
vengono ad aiutare, ma le comunità indigene; dimenticando che c'è una legge che
proibisce l'investigazione poliziesca e l'esercizio di azioni penali negli
assunti che si
riferiscono all'EZLN, e dimenticando che quello che cercano le autorità non
è la difesa della
sovranità nazionale ma l'eliminazione di "testimoni scomodi" della guerra
genocida che
pretendono di portare avanti.
A livello nazionale, il governo porta avanti una doppia strategia di
comunicazione e stampa
rispetto agli zapatisti: silenzio e minacce. Silenzio di fronte al clima
violento che si vive in
tutto il territorio chiapaneco e minacce contro tutto ciò che abbia qualcosa
a che vedere o
che potrebbe avere qualcosa a che vedere con lo zapatismo. Ora stanno
attaccando i
membri dell'FZLN, i consiglieri al tavolo di San Andres e gli stranieri.
Domani accuseranno
gli invitati. Dopo la popolazione indigena. Allora sarà pronto lo scenario
virtuale della
guerra reale.
Fratelli e Sorelle:
Come continuare un negoziato in questi termini? Come proseguire un dialogo
che si
sostiene sulla morte e sulla privazione della libertà di ostaggi nelle
carceri e nei villaggi
indigeni? Che fare di un tavolo di negoziato il cui obiettivo è la
simulazione e far avanzare
l'opzione della soluzione violenta? Dobbiamo permettere che il tavolo di
San Andrés si
trasformi nella "pantomima" che desidera la delegazione governativa?
In questi giorni il CCRI, comando indigeno e supremo dell'EZLN, ha
realizzato una
consultazione fra migliaia di uomini e donne indigeni. In questa
consultazione abbiamo
domandato al nostro popolo che pensa del fracassato tavolo 2 su "Democrazia
e Giustizia"
del dialogo di San Andrés. Però abbiamo anche chiesto ai popoli che sta
succedendo e
che cosa dovremmo fare ora. La consultazione è servita per esprimere il
disincanto dei
popoli verso i risultati di San Andrés e per ratificare la loro decisione a
lottare, fino alle
ultime conseguenze, per la democrazia, per la libertà e la giustizia.
I popoli zapatisti si sono manifestati per la pace, però non a qualsiasi
prezzo. Si sono
pronunciati per una pace nuova che si basa sul rispetto e la dignità, per la
pace della vita,
e non per la pace che cerca l'annientamento, la resa e l'inganno, la pace
della morte.
"Non lasciarsi ingannare, non vendersi, non arrendersi", questo è l'ordine
che ci danno i
popoli.
Pertanto:
I popoli hanno ordinato alla delegazione dell'EZLN al dialogo di San Andrés
che sospenda
la sua partecipazione alle sessioni con la delegazione governativa e che non
si presenti
alla riunione programmata per il 4 settembre prossimo, senza che importino le
conseguenze di questa decisione, fino a che il governo non si impegni con
serietà per la
via politica.
I popoli hanno ordinato alla CG dell'EZLN che prenda le misure necessarie
per proteggere
il CCRI e per difendere i villaggi nel caso che siano attaccati. I popoli
ratificano la loro
decisione di resistere combattendo se saranno aggrediti dalle truppe
governative.
In conseguenza a ciò, il Comitato Clandestino Rivoluzionario
Indigeno-Comando Generale
dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale dichiara:
Primo. Il CCRI-CG dell'EZLN ha sospeso la sua partecipazione ai dialoghi di
San Andres
ed avvisa che la sua delegazione non sarà presente alla sessione programmata
per il
giorno 4 settembre 1996, nè alle seguenti, fino a che non esistano garanzie
di un impegno
serio da parte del governo.
Secondo. l'EZLN non continuerà il dialogo fino a che non esistano condizioni
che
garantiscano l'impegno del governo per una soluzione seria, politica e
concludente.
Liberazione di tutti i presunti zapatisti attualmente incarcerati e delle
basi d'appoggio
zapatiste detenute nel nord del Chiapas.
Interlocutore governativo con capacità di decisione, volontà politica di
negoziato e rispetto
per la delegazione zapatista.
Installazione della Commissione di Continuazione e Verifica, e adempimento
degli accordi
del tavolo 1, "Diritti e Cultura Indigena".
Proposte serie e concrete di accordo per il tavolo "Democrazia e Giustizia"
e impegno a
giungere ad accordi su questo tema.
Fine del clima di persecuzione e di vessazione militare e poliziesca contro
gli indigeni
chiapanechi e fine delle scomparse dovute alle guardie bianche (o una legge
che le
riconosca istituzionalmente e dia loro una uniforme affinchè non operino
impunemente).
Queste son alcune delle condizioni minime che aiuterebbero il dialogo.
Tutte queste
condizioni sono all'interno del quadro legale e della volontà politica
necessaria per il
raggiungimento della pace.
Riassumendo: domandiamo rispetto e serietà.
Terzo. Il Comando Generale dell'EZLN ha già dato le disposizioni difensive
per rispondere
all'attacco che, col pretesto della sospensione del dialogo, delle azioni
dell'EPR o per
qualsiasi altra ragione, potrebbe pretendere di portare avanti il governo.
L'EZLN non
realizzerà nessuna azione militare offensiva, però è disposto a difendere
fino alle ultime
conseguenze il diritto dei popoli ad una pace degna e giusta, ad una pace nuova.
Quarto. L'EZLN ringrazia i membri della Cocopa e della Conai per gli sforzi
fino ad ora
realizzati per conseguire avanzamenti nel dialogo. Disgraziatamente, questi
sforzi sono
stati inutili a causa della cocciutaggine governativa, che insiste a
trattarci come delinquenti.
Quinto. Non vediamo nell'EPR un nemico e nemmeno un rivale. Ad ogni modo,
l'EZLN
non ha nessuna relazione con l'EPR e la logica politica e militare dell'EZLN
risponde alla
sua situazione interna ed alle sue rivendicazioni, e non alla logica di
altre organizzazioni.
L'EZLN avverte che gli attacchi governativi contro l'EPR raggiungono lo
scopo di
danneggiare pure persone ed organizzazioni politiche e sociali che lottano,
con mezzi
pacifici, per la democrazia, la libertà e la giustizia in Messico.
Sesto. l'EZLN ricorda all'opinione pubblica nazionale ed internazionale che,
come parte
dello sforzo per una pace nuova, migliaia di cittadini messicani lavorano,
con mezzi civili e
pacifici, per la costruzione dell'FZLN. Questi cittadini lottano per la
pace e devono essere
rispettati nella loro vita, libertà e beni.
Settimo. L'EZLN chiama la società civile nazionale ed internazionale a
mobilitarsi nel
Messico e nel mondo per l'adempimento delle condizioni necessarie affinchè
il dialogo dia
come frutto la pace nuova che i popoli zapatisti vogliono, necessitano e
meritano.
Democrazia!
Libertà!
Giustizia!
Dalle montagne del Sudest Messicano
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale
dell'Esercito
Zapatista di Liberazione Nazionale
Messico, agosto 1996.