archivi delle proteste globaliarchives of global protestsBREVE RESOCONTO SULLA SITUAZIONE ITALIANA
Compagni,
quello che segue è il tentativo di darvi un'immagine di sintesi della situazione in Italia dal nostro punto di vista e cioè dal punto di vista delle classi subalterne come parte della società civile. Non è un'operazione facile e speriamo, almeno in parte, di riuscirvi.
Tutto sembra oramai muoversi, nel nostro paese come nel vostro, nel quadro di una globalizzazione di tutti i processi economici e politici. Assistiamo alla progressiva estensione, a livello mondiale, delle stesse condizioni di vita, di lavoro, di sfruttamento e di oppressione imposte dal Neoliberismo, con il superamento della divisione fra paesi ricchi e paesi poveri, e la sua sostituzione, ovunque, con un'unica ripartizione ineguale del benessere fra pochi e del malessere per i più.
Questo processo, spesso ancora agli inizi e per molti ancora poco visibile, può e deve avere implicazioni importanti anche nel nostro cammino politico che sempre di più deve essere comune.
Ma preferiamo lasciare che siano il più possibile i dati a parlarvi. Le fonti utilizzate, nella maggior parte dei casi, sono state l'Istat (Istituto Nazionale di Statistica, istituzione governativa) ed il Sole 24Ore, quotidiano degli industriali. Come tali devono essere considerati.
Popolazione
- La vecchia Europa si sta estinguendo: nel '95 il numero dei morti ha superato ormai il numero delle nascite di 32.000 unità. La popolazione ufficialmente residente in Italia a fine Ottobre del '95 era di 57.331.000 persone.
- Compensano questo saldo negativo i flussi di immigrazione dai paesi del Sud e dell'Est. Nessuno conosce le dimensioni reali di questo fenomeno, in espansione sia per numero che per provenienza: si valutano in 45.000 gli ingressi avvenuti nel corso del '94 e in 61.000 quelli nel '95. La loro presenza in Italia era, alla fine del '95, di almeno 1.000.000 di unità. La politica repressiva dello stato è volta al controllo degli ingressi con l'obiettivo di controllare la crescita di un esercito di manodopera a basso costo che sia disponibile sul territorio.
Lavoro
- Mobilità sociale ed occupazionale, precarizzazione e flessibilizzazione del lavoro e delle condizioni salariali, totale liberalizzazione del mondo del lavoro: queste le direttrici secondo cui si sta modificando il mercato del lavoro in Italia.
- Il Rapporto dell'Istat sul '95 riconosce che c'è stato un "notevole incremento di intensità di utilizzo della forza lavoro già occupata, con conseguente aumento di produttività".
- I lavoratori dipendenti rappresentano il 71,2% circa della popolazione occupata. Di questi solo il 6,8% lavora nell'agricoltura, il 32,6% nell'industria.
- Il lavoro irregolare rappresenta nel Sud circa il 34% dell'occupazione, contro il 18% del Centro-nord.
- La saturazione dei mercati ed i cicli di ristrutturazione riducono sempre più tempi di produzione e manodopera necessaria. Questa poi deve poter essere utilizzata solo quando e nella misura in cui serve. Contratti a tempo determinato, part-time, lavoro in affitto sono fra i diversi meccanismi di precarizzazione utilizzati a questo scopo. Anche la Cassa Integrazione, a carico della collettività, viene utilizzata per lasciare a casa i lavoratori quando non servono. Nel corso del '95 le ore di Cassa Integrazione degli operai dell'industria sono state 243.264.000.
- Gli infortuni sul lavoro sono in preoccupante aumento. Dal '91 al '95 sono stati denunciati, nell'industria e nell'artigianato, 7.731 incidenti mortali. Si tratta di dati fortemente sottostimati: nel solo settore delle costruzioni, dove (come nell'agricoltura) è particolarmente alto l'utilizzo di manodopera irregolare straniera, e dove quindi più spesso non viene fatta alcuna denuncia, ci sono mediamente 2 morti e 154 invalidi permanenti al giorno.
- La disoccupazione è in continuo aumento. Le statistiche ufficiali, per quello che valgono, non possono nascondere una progressione costante che dal 10,24% del '93 porta al 12,30% dell'aprile di quest'anno. Molto più grave la situazione nel Meridione d'Italia dove dal 17,46% del '93 si passa al 22,23% del '96, e dove oltre il 55% dei giovani risulta disoccupato con punte del 65% in Campania, del 60% in Calabria e del 58% in Sicilia.
- Ma le statistiche ufficiali esprimono anche, loro malgrado, un altro dato che ci da maggiormente le dimensioni del problema: solo il 47%, ovvero meno della metà della popolazione in età lavorativa, ha un lavoro, e questa quota è sensibilmente diminuita nel corso degli ultimi 10 anni.
- Il tasso di disoccupazione femminile risulta poi molto più elevato e mediamente doppio rispetto a quello maschile.
- Esiste, osserva il Rapporto Istat sul '95, una "progressiva caratterizzazione della disoccupazione come condizione non transitoria". In altri termini: chi è disoccupato ha buone speranze di rimanerlo.
- Con l'avvio della riforma delle pensioni nel '92, non ancora conclusa secondo l'opinione degli industriali, sono stati modificati tutti i meccanismi di maturazione e di calcolo delle stesse. È stato infatti definito una progressivo innalzamento dell'età pensionabile ed un parallelo abbattimento del reddito. Insomma: si va in pensione sempre più tardi e si percepisce sempre di meno. Solo le categorie più benestanti hanno la possibilità di stipulare contratti integrativi della pensione, tanto pubblicizzati, con le numerose finanziarie assicurative sorte d'incanto per la raccolta di questo bottino.
Povertà
- I poveri in Italia erano, secondo le statistiche ufficiali, 6.458.000 un anno fa; oggi sono 7.000.000, corrispondenti al 12,21% della popolazione; per il 68,1% sono concentrati al Sud (i poveri in Europa sono 50.000.000).
- Nel nostro paese ci sono 1.000.000 di bambini poveri, e di questi l'85% vive al sud dove il 18-20% è a rischio di povertà.
- Il Rapporto dell'Istat sul '95 osserva "un più elevato divario tra le condizioni delle famiglie più povere e più ricche. Il 10% di famiglie più ricche ha un livello di spesa otto volte superiore a quello del 10% di famiglie più povere".
- È proseguita la contrazione di quella che chiamano "la propensione al risparmio delle famiglie (-8,3%), confermando la tendenza negativa che ha caratterizzato gli ultimi quindici anni" e cioè la possibilità, per il lavoratore, di arrivare alla fine del mese di paga senza più neanche un soldo in tasca.
Abitazione
- Le statistiche ufficiali parlano di un 70% della popolazione che vive in case di proprietà. Questa situazione è stata resa possibile anche attraverso le politiche di agevolazione finanziaria per l'acquisto dell'abitazione sostenute dello stato sino agli anni settanta per ridurre la tensione abitativa ed in tal modo contenere i forti movimenti di occupazione delle case. Dagli anni ottanta in poi però c'è stato un progressivo disimpegno.
- Attraverso l'Istituto Autonomo Case Popolari (IACP), con il contributo GESCAL trattenuto sulla busta paga dei lavoratori dipendenti, sono state costruite anni fa circa 820.000 abitazioni, date in affitto a prezzi popolari. Oggi lo IACP mette in vendita queste stesse case.
- Acquistare una casa è diventato sempre più difficile per un lavoratore dipendente: nel corso degli ultimi dieci anni si è più che dimezzato il rapporto tra potere d'acquisto dei salari e costo delle abitazioni.
- Così come è cresciuto enormemente il costo per l'affitto di un'abitazione, anche grazie alla sostanziale eliminazione nel '92 della legge sull'equo canone che consentiva la presenza di un certo numero di abitazioni sul mercato a prezzo controllato.
- Secondo stime ufficiali esistono circa 2.500.000 persone che vivono in condizioni di grave disagio abitativo per mancanza di servizi interni all'alloggio e sovraffollamento, mentre sono circa 100.000 le persone sprovviste completamente di casa.
- Particolarmente grave è la situazione della stragrande maggioranza degli immigrati extracomunitari costretti a vivere in condizioni di estremo disagio: locali privi di riscaldamento, privi di servizi, spazi ristrettissimi e sovraffollati "concessi" a prezzi da rapina da nostri connazionali senza scrupoli.
Istruzione
- "La scuola deve diventare una grande industria che produce capitale umano": questo è ciò che pretendono gli industriali. Il processo di privatizzazione della scuola, nuova fonte di profitto, con i suoi 1.200.000 addetti, è nelle fasi anticipatrici. Tutto ciò che succede oggi nella scuola pubblica è comprensibile alla luce di questa voglia di mercato: crescono a dismisura le tasse scolastiche; viene ridotto il sostegno economico alla scuola pubblica e, in nome della parità, vengono erogati finanziamenti alle scuole private; i presidi degli istituti non sono già più impegnati su percorsi didattici ma sono diventati manager d'impresa; gli insegnanti, per contro, ne diventano i produttori, alla pari degli altri impiegati nell'industria (in alcune scuole si sta introducendo la timbratura per il controllo degli orari di servizio).
- Contemporaneamente esiste una crisi profonda di motivazione fra gli studenti: per la maggioranza di loro, comunque si concluda il ciclo di studi, si prospetta un avvenire di disoccupazione. Più del 40% degli iscritti alla scuola secondaria superiore si perde per strada, quasi tutti nei primi due anni. La percentuale dei diplomati (del 58,9%) è la più bassa in Europa. Il numero di immatricolazioni ai corsi universitari dell'anno '94-'95 ha registrato una variazione negativa del 5,2% mentre, da un'indagine sugli sbocchi professionali svolta nel '95, emerge che, a tre anni di distanza dalla laurea, solo il 42% dei laureati nel '92 ha trovato un'occupazione, con un netto peggioramento rispetto all'indagine di quattro anni prima.
Salute
- Dalla sanità pubblica si sta progressivamente passando alla liberalizzazione totale del mercato della salute con un giro d'affari potenziale stimato dagli industriali intorno al 3,8% del PIL (Prodotto Interno Lordo).
- Dalla sanità "gratuita" (il cui finanziamento è in effetti in larga misura basato sui contributi trattenuti in busta paga ai lavoratori dipendenti) si sta passando, attraverso l'introduzione di sempre nuovi ticket, il pagamento dei farmaci, i tagli alle prestazioni, gli aggravi dei contributi sanitari e delle tasse locali, ad una situazione in cui curarsi diventa un vero problema. In questi stessi giorni è stato varato un nuovo Prontuario Farmaceutico che riduce ulteriormente del 20% il numero dei farmaci forniti con il pagamento del ticket e se ne stabilisce il totale pagamento da parte degli assistiti.
- Il tutto è infine destinato a generare un vasto giro di affari per le assicurazioni private sulla salute, alimentato però dagli strati sociali che possono permetterselo.
- In una situazione in cui, secondo i dati forniti dell'Istat, gia adesso più della metà delle famiglie ha difficoltà a raggiungere le postazioni di pronto soccorso, verranno chiusi o riconvertiti tutti gli ospedali con meno di 120 posti letto con la svendita o l'affidamento di immobili e strutture sanitarie ritenute sottoutilizzate (si tratta di 319 strutture pubbliche con 22.225 posti letto).
- In Italia ci sono 75.000 medici specializzati disoccupati ma i tempi di attesa per esami e controlli clinici nella struttura pubblica sono spesso dell'ordine di mesi.
Privatizzazioni
- Si tratta di un furto gigantesco, una vera e propria guerra di conquista condotta dal grande capitale internazionale, che si realizza attraverso la svendita di tutte le aziende dello stato, capaci di produrre un utile, con costi sociali altissimi: sempre le privatizzazioni sono state accompagnate, prima e dopo, da cicli di ristrutturazione che hanno buttato in mezzo alla strada migliaia di lavoratori.* Le cifre ufficiali indicano in 26.176 miliardi il bottino realizzato con le sole principali privatizzazioni avvenute tra il '92 ed il '95.* Nei soli settori dell'energia e delle telecomunicazioni sono previste privatizzazioni entro il '96 per un ammontare di ulteriori 27.000 miliardi.* L'ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) ha ridotto i suoi organici, nel corso degli ultimi 10 anni, di 20.000 unità, ed entro il '97 si prevede sarà completata la privatizzazione di almeno 180 delle 800 aziende municipalizzate.* Nel settore delle telecomunicazioni si sono persi, nel corso degli ultimi 3 anni, 15.000 posti di lavoro, con la chiusura di 7.000 unità produttive.
Inquinamento e Ambiente
- Benchè il livello di degrado ambientale sia in continuo aumento le risorse pubbliche destinate alla cura dell'ambiente hanno subito una riduzione di circa il 20% tra il '92 ed il '94.* In tutti i settori in cui sono stati effettuati dei controlli (inquinamento atmosferico e acustico, depuratori, fonti inquinanti delle acque, tutela del paesaggio, rifiuti solidi e discariche) sono state rilevate infrazioni in percentuali che variano tra la metà e i due terzi delle ispezioni.* In determinati periodi dell'anno viene consigliato a bimbi ed anziani di permanere nelle abitazioni per via degli elevati livelli di inquinamento. Oltre il 60% della popolazione non beve più acqua da rubinetto.* A causa del progressivo degrado ambientale e della cementificazione dei corsi d'acqua, sono sempre più frequenti le alluvioni: bastano pochi giorni di pioggia perchè franino pezzi di montagne, strade, straripino laghi e fiumi lasciando sul loro percorso distruzione e morte.
Carceri e repressione
- Il crescente disagio sociale emerge anche dai dati circa gli "atti di delinquenza comune" denunciati nel '95: sono stati 2.267.488 con un aumento di circa 90.000 reati rispetto all'anno precedente ed una variazione in aumento registrata nel mese di gennaio del '96 rispetto al corrispondente mese del '95 del 16,7% (i furti incidono per il 59%, le rapine in banca hanno subito una crescita del 9%). In forte incremento (+20,9%) i casi denunciati di violenza carnale.* Nel dicembre del '95 risultavano detenute nelle carceri 47.759 persone di cui il 20,1% in attesa di giudizio. Gli stranieri rappresentano il 17,4% della popolazione carceraria.* In aumento l'uso della violenza da parte delle forze dell'ordine che si rivolge, con particolare accanimento, nei confronti degli stranieri (ma non solo): sempre più frequenti gli episodi di vero e proprio pestaggio nelle strade, nelle questure e nelle carceri.
La possibilità di una guerra civile?
- C'è un'altra cosa che ci preoccupa molto, anche se tra gli stessi compagni che sottoscrivono questo documento esistono valutazioni differenti: la possibilità che in Italia si verifichi qualcosa di analogo a quanto accaduto nella vicina Yugoslavia. La forte spinta verso la secessione espressa dalla Lega Nord, per una separazione in due del paese: da una parte il "ricco" Nord, perchè possa aggregarsi senza intralci al carrozzone dell'Unione Europea, dall'altra il Centro-Sud. Non siamo ancora in grado di capire quali ed in che misura gli interessi in gioco potranno rivelarsi determinanti, aldila' degli argomenti offerti dai leghisti che alla fine si dimostrano normalmente solo pretestuosi...
La lotta
- Nonostante il rapido peggioramento del livello di vita, le misure impopolari dei governi e l'arroganza degli industriali, il '95 è stato battezzato come l'anno della pace sociale: le ore di sciopero sono crollate al minimo storico dal dopoguerra. E questo dato conferma una tendenza in atto dagli anni 80. Ci sono state 5.000.000 di ore di sciopero contro i 120.000.000 di media degli anni '70 e '80 ed i 302.000.000 del '69 ...* Perchè? La martellante insistenza con cui i mass media insistono sulla transitorietà di questo periodo di difficoltà e sulla necessità di nuovi sacrifici; la paura di perdere tutto, a partire dal posto di lavoro; la capacità di controllo sui lavoratori che ancora detengono i sindacati ufficiali, oggi più che mai governativi, nonostante la loro crescente crisi di credibilità (un solo esempio: circa il problema delle privatizzazioni e dello smantellamento dello stato sociale il sindacato non ha organizzato una sola assemblea con i lavoratori, tanto meno degli scioperi); l'assenza di una sinistra realmente alternativa...* Ciò nonostante molte sono le lotte che sorgono spontanee dalla base, innanzi tutto fra gli strati più marginali della società e già esclusi, od in procinto di esserlo, dal ciclo produttivo. Il loro limite principale, sino ad oggi, è stato quello dell'isolamento.
Conclusioni
- Compagni, siamo coscienti del fatto che le nostre condizioni di vita non sono forse neppure paragonabili a quelle cui è costretto il popolo messicano ma esiste, i dati parlano chiaro, un progressivo peggioramento del livello di vita delle classi subalterne in Italia e quindi un crescente malcontento sociale. Un processo inesorabile, la globalizzazione, ci rende fratelli.* Le forze parlamentari della cosiddetta sinistra oggi al governo in Italia non potranno cambiare la situazione nel nostro paese: esse sono in sostanziale continuità rispetto al passato. Non ci saranno nè giustizia nè democrazia dal basso fintanto che non avremo trovato la forma per organizzarci, superando le divisioni che ancora ci separano. Solo l'unione cosciente che sorge dal basso, dagli uomini e dalle donne che hanno capito di non avere nulla da perdere ed un mondo da guadagnare, può determinare un cambiamento.* L'Internazionale della Solidarietà, della Speranza e della Lotta, che abbiamo ripreso a sognare grazie a voi messicani, intesa come l'unione degli oppressi e degli sfruttati di tutto il mondo per far fronte comune contro il nemico comune, è l'unica risposta possibile alla globalizzazione, perchè ci sia un futuro per tutti.
P.S. Nei giorni scorsi a Torino i dipendenti di un'azienda della multinazionale americana Rockwell, che produce alzacristalli per la Fiat, hanno risposto con l'occupazione alla decisione di chiusura della fabbrica giustificata col calo delle commesse. Gli operai di un'altra fabbrica, la Bertone, in lotta per il rinnovo del contratto, sono andati in delegazione per esprimere la loro solidarietà... La lucha sigue companeros ! No estan solos ! Collettivo Internazionalista - Torino - ITALIA Tel./Fax.: 011/5617340 E-mail: alifer@inrete.it Collettivo Comunista Alto Canavese "Che Guevara" Castellamonte - Fraz.Spineto 97 -10081- Torino - ITALIA Tel. 0124/581457 Torino, 15/7/1996