la Stampa
Gabriele Beccaria
From the ICC coordination in Turin:
"La STAMPA is a national paper owned by FIAT and published from Turin. We are not very happy with the article because the journalist Beccaria disregarded totally the inputs we gave to him with respect the Turin Program for 10 and 11 of June, the composition of our Support Committee for receiving the ICC99. Besides it portrays the KRRS is something professing Gandhian nonviolence but practicing violence such is burning " transgenic fields" in India. We will send a formal protest with the Director of la Stampa."
C HANDRA ma". Ecco la luna. Il bus arranca per Parigi e Bhagavan le lancia un'occhiata malinconica. Lui e i compagni l'hanno salutata una settimana fa dalle finestre rotte del monastero abbandonato di Dambeck, in Germania, e da allora la inseguono con gli sguardi ogni notte, quando sentono pungere la nostalgia della lontanissima India.
Bhagavan e i suoi 500 amici stanno attraversando l'Europa per la prima crociata dei reietti del mondo, l'"InterContinental Caravan '99". Solo la luna è famigliare, il resto è inatteso. Parla a fatica l'inglese degli antichi dominatori, attaccato a un occidentalissimo cellulare. Ma dalle nebbie del racconto smozzicato riesce a evocare la visione di un Oriente sofferente e umiliato. "Le multinazionali vogliono costringerci a usare i loro semi transgenici, impedendoci di seminare i nostri, quelli dei nostri padri, e dei padri dei nostri padri". Nel villaggio di Khallalli, dove ha lasciato moglie e due figli, è in corso una rivolta. "Sono venuto fino qui perché si sappia. Io - si inorgoglisce - rappresento migliaia di uomini e donne".
Si sbaglia chi pensava che i "cibi Frankestein" fossero eleganti astrazioni del Primo Mondo dei laboratori e dei supermarket. Mentre le labirintiche burocrazie di Europa e Usa discutono su export e import di pomodori che non marciscono, su bizantine etichettature e controversi permessi di coltivazione, con gli scienziati salomonicamente divisi tra favorevoli e contrari, i contadini dell'India, dell'Asia, del Sud America si stanno coalizzando contro quelli che considerano i "biopirati", le società agricole, alimentari, farmaceutiche e chimiche d'Europa e d'America che brevettano mais e pecore, scompongono e ricompongono il Dna, producono una chimerica flora e fauna da seconda genesi. "Ci rubano la natura", accusano, e per questo hanno organizzato il "tour" che sta sballottando Bhagavan per una ventina di capitali e città del Vecchio Continente in un mese: "L'abbiamo chiamato il Progetto Totalmente Pazzo, ma, come diceva Che Guevara, “siamo realistici, facciamo l'impossibile!”".
Dopo la prima notte al freddo tra le rovine di Dambeck, tra europeissimi nuovi poveri, tossicodipendenti e disperati, non ha più smesso di muoversi nello spazio dilatato dal trattato di Schenghen. Amsterdam, Bruxelles, Colonia... E domani l'"InterContinental Caravan '99" arriverà a Milano, con il benvenuto dei supporters del Leoncavallo. Si prevedono frenetiche tappe a Roma, Bologna, Aviano, Venezia, Lione, Montpeiller, Barcellona, Pamplona, Basilea, Monaco, Praga e infine Colonia, di nuovo, in tempo per una protesta contro quel "super-comitato dei cattivi" del G8.
E, senza scomodare ulteriormente Che Guevara, Bhagavan e i suoi preferiscono citare Gandhi, sventolare la bandiera rassicurante della non violenza. Oggi - spiega - "incontreremo i rappresentanti della Confederazione degli agricoltori francesi e, poi... beh, il programma non me lo ricordo più". La protesta è un variopinto e imprevedibile mix di happenings, incontri informali, cortei, slogan urlati, cartelloni esibiti, sit-in davanti alle multinazionali, oltre che a banche, partiti, Parlamenti. "Vogliamo percorrere l'Europa dei poli della biotecnologia - dichiara il manifesto di “InterContinental Caravan '99” - e delle sedi finanziarie, dei centri decisionali politico-economici, degli arsenali militari.
Ci sentiamo prigionieri dei “migliori del mondo”, un mondo dove il business ottiene i diritti di proprietà su tutto ciò che può produrre profitto: microrganismi, piante, animali, genoma umano. Questa è una delle più gravi minacce a cui sia mai stata sottoposta l'umanità, perché si dà all'industria biotecnologica un potere senza precedenti sulle nostre vite".
"Vestire di verde significa sposare la vita", hanno gridato al via del viaggio. E Bhagavan ci tiene a esibire la coccarda verde, simbolo del "Krrs", il "Karnataka Raiya Ryota Sanghe", l'organizzazione indiana leader della lotta ai "neocolonialisti". É grazie alle somme raccolte tra milioni di militanti (e al sostegno di tanti amici occidentali e delle loro associazioni, come "Mother Earth", "Institut Argent e Societé", "Espace Femmes", "Ac! Lille", fino ai centri sociali di diverse latitudini, Leonka compreso) che ha potuto permettersi il biglietto della costossima trasferta. In tutto 210 mila dollari, il minimo necessario per spostare 500 persone, tra cui gli "ambasciatori fratelli": un paio di nepalesi, uno zapatista messicano, un colombiano, due donne argentine. "Per risparmiare ci cuciniamo noi le cene e dormiano nelle tende", spiega lo spagnolo Sergio Hoceransky, uno dei volontari europei che accompagnano le peregrinazioni della carovana.
Ma i soldi non bastano mai e tra una sosta e l'altra i 500 si improvvisano venditori di T-shirt e non fanno gli schizzinosi se per strada qualcuno allunga una banconota. "Tanta gente ci sorride, ci dice che è dalla nostra parte", si entusiasma Bhagavan, mentre la vicina di sedile, Marie, suora cattolica del Kerala, racconta di quando ha deciso di rappresentare i pescatori del suo Stato: "Mi batto perché si metta fine all'inquinamento marino e loro possano continuare a vivere come i loro antenati". Intanto, Bhagavan elenca le azioni messe a segno: la marcia contro la Cargill ad Amsterdam e quella contro la Monsanto a Bruxelles. Spegne il cellulare prima di aggiungere che in India si è passati alle maniere forti, con i roghi inflitti ai campi trasgenici. Appena cominciata, la rivolta ha già messo da parte Gandhi.