(scroll down for italian version)
Dear amazelab, dear Claudia Zanfi,
is this becoming a kind of permanent hassle? Your invitation gives the impression that we, Park Fiction, were involved with your project. We don't know how you define "involvement" or "project", but ours with you is limited to 6 sentences of text about our project. A text that we neither wrote, authorized, proof-read or fact-checked, accompanied by 4 photos, that I took, printed in your book without authorization or captions.
Everybody can write about a project like Park Fiction or take fotos of the park, but "involvement" in an emancipatory definition of the word as we understand it, would mean, that we have some form of control over the process we are involved in, not being its passive object.
I wouldn't go to such lengths with you, if all this had not had a serious prelude. Part of our zero-tolerance attitude with you is grounded in the fact that you have spoken up publicly against the defence of the public Isola Parks by the neighborhood associations, and collaborate with the converted leftist turncoat Stefano Boeri, who is instrumental in the destruction of the Stecca.
Speaking of "involvement": we, as you know, collaborate with Isola Art Center and out-Office for Urban Transformation in Milan, as we relate to the self organized character of the project and to its independent urbanist ideas. These artists worked together with inhabitants, immigrants, squatters, local craftsmen, arts organisations - like Michelangelo Pistoletto's Love Difference Project - and political groups, to maintain a half-legal, highly interesting situation in the former factory - the Stecca - and two surrounding parks. For a while there was even a small Cinema Park Fiction in there. While the artists operated quite successfully in developing a new, collaborative, bottom up art concept, as well as a practice of resistance against the developers, the city and the real estate developers had to come up with new strategies: first Milan's drug dealers were pushed into the area, and later, of all people, architect Stefano Boeri was employed - planning buildings for investor Hines, and thus, the destruction of Stecca, the parks and the unique situation that has come up there. On top of Boeri planning a type of Dutch investor's architecture, he is also working as an undercover art consultant for co-investor Catella.
The new Boeri art center, called "Community Center", had to be housed in a ostentacious piece of architecture, creating exactly the visual super-sign needed to accelerate gentrification processes - just what the Isola Art Project had managed to avoid in its years of practice. Which throws up some virulent questions about ethics and responsibility in an exhibition system, that still shows these turncoats, who are responsible for the destruction of the work of their progressive colleagues, as part of a critical discourse. Recently the “community Center” has been replaced by a glass box, decided by the right-wing mayor Moratti and designed by Boeri: the so-called "House of Memory", "dedicated to all victims of terrorism...".
Now we hear, that you voiced your opinion against the maintance of the public parks defended by the neigborhood associations and Isola Art Center, that you publish your activities in information material distributed in the neighbourhood by real estate tycoon Hines/Fondazione Catella and collaborate with Boeri and the associations ADA/Cantieri Isola, who split the opposition movement of the district, are lead by an assistant of Boeri and are hosted in buildings offered by Hines.
In your book you publish an article about Isola by curator Andrea Lissoni, that is a masterpiece demonstration how to falsify history, talking about anything but “forgetting” the ongoing fight of the neighbourhood associations against the projects and the existence of Isola Art Center. The photos show the destroyed parks with the cynical caption: “Isola in progress” and Lissoni has declared in the Italian press that he is really “happy” about the real estate projects for Isola.
We know that we have been a bit loose with you in the past - partly because we were contacted about the book by a different person, who did not mention the fact that you're involved with it. We also never agreed to be in it - our mistake is that we never explicitly objected to being in it.
We do object, however, to the fact that you are giving the impression, that we are collaborating with you, and would like to use this opportunity to strongly object to the impression, that we tolerate, like or are ignorant of your instrumentalisation of art for the interests of real estate developers and Stefano Boeri.
Sincerely,
Christoph Schäfer, Margit Czenki
for Park Fiction
http://www.parkfiction.org
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Cari amazelab e Claudia Zanfi,
sta diventando forse una fissazione permanente?
L'invito all'evento di Bologna dà l'impressione che noi, Park Fiction, siamo stati coinvolti nel vostro progetto. Non sappiamo quale sia la vostra definizione di “progetto” o “coinvolgimento”, ma sappiamo che il nostro coinvolgimento con voi è limitato a 6 frasi di testo riguardo al nostro progetto. Un testo che non abbiamo né scritto, né autorizzato, né controllato, né riveduto, accompagnato da 4 foto, scattate da me, stampate nel vostro libro senza autorizzazione né riferimenti.
Tutti possono scrivere qualcosa riguardo a un progetto come Park Fiction o scattare qualche foto nel parco, ma “coinvolgimento” nell'accezione del termine che siamo soliti adottare implicherebbe una qualche forma di controllo sul processo in cui siamo coinvolti, e non essere solo un oggetto passivo.
Non mi dilungherei così tanto con lei, Claudia Zanfi, se tutto ciò non avesse avuto un antefatto molto grave. Parte della nostra attitudine di tolleranza-zero nei suoi confronti deriva dal fatto che lei abbia preso pubblicamente posizione contro la salvaguardia da parte delle associazioni di quartiere dei giardini pubblici del quartiere Isola di Milano, e che lei abbia collaborato con il convertito voltagabbana “di sinistra” Stefano Boeri, che ha avuto un ruolo fondamentale nella distruzione della Stecca degli Artigiani.
Parlando di “partecipazione”: noi, come ben sa, collaboriamo con Isola Art Center e out-ufficio per la trasformazione urbana di Milano, in quanto ci sentiamo affini alla natura auto-organizzata del loro progetto e al loro approccio indipendente ai problemi dell'urbanistica. Loro, in qualità di artisti, hanno lavorato (e continuano a farlo ora in altri modi) assieme agli abitanti, gli immigrati, gli squatter, gli artigiani, le organizzazioni artistiche - come Love Difference di Michelangelo Pistoletto - e i gruppi politici, per riuscire a mantenere una situazione di informalità e semi-legalità estremamente interessante negli spazi della ex-fabbrica Stecca e dei due giardini adiacenti. All'interno della Stecca, per un periodo, c'è stato persino un piccolo Cinema Park Fiction. Mentre gli artisti si impegnavano a rendere possibile, con notevoli risultati, un nuovo concetto di arte collaborativa dal basso che fungesse da pratica di resistenza contro i progetti immobiliari, il Comune e gli immobiliaristi sviluppavano nuove strategie: prima l'area fu lasciata in balia degli spacciatori di droga, poi si scelse l'architetto Stefano Boeri per progettare gli edifici per conto della compagnia immobiliare Hines, determinando la distruzione della Stecca, dei giardini e della situazione unica che vi si era creata. Oltre a praticare una sorta di architettura d'investimento di stile olandese, Boeri lavora come consulente artistico in incognito per l'investitore immobiliare (responsabile di Hines Italia) Manfredi Catella.
Il nuovo centro per l'arte di Boeri, chiamato “Community Center”, era stato progettato in una forma architettonica particolarmente appariscente, creando il riferimento visivo più efficace per accelerare il processo di gentrification del quartiere, esattamente quanto Isola Art Center si era sempre sforzata di impedire nei suoi anni di attività. Questa vicenda solleva importanti questioni riguardo all'etica e alla responsabilità del sistema artistico e culturale, capace di presentare questi voltagabbana, responsabili della distruzione dell'opera dei loro colleghi, come fossero parte di un discorso e di un'attività critica. Di recente il progetto del “Community Center” è stato sostituito da una sorta di “scatola di vetro” voluta dalla sindaco Moratti e progettata da Boeri: si tratta della cosiddetta “Casa della memoria”, “dedicata a tutte le vittime del terrorismo...”
Siamo a conoscenza del fatto che lei si è espressa contro la salvaguardia dei giardini pubblici da parte delle associazioni di quartiere e di Isola Art Center, che è presente con le sue attività nel materiale informativo distribuito dall'investitore immobiliare Hines/Fondazione Catella, e che collabora con Boeri e le associazioni ADA/Cantieri Isola, che hanno diviso il movimento di opposizione nel quartiere, oltre ad essere guidate da un'assistente di Boeri e ospitate in edifici offerti da Hines.
Nel suo libro è presente anche un articolo sull'Isola del curatore Andrea Lissoni, che è una perfetta dimostrazione di come falsificare la storia, parlando di tutto ma “dimenticandosi” dell'esistenza di Isola Art Center e del fatto che vi sia ancora in corso una battaglia delle associazioni di quartiere contro i progetti. Le foto nell'articolo mostrano i giardini distrutti con il cinico commento “Isola in progress”. Del resto, Lissoni ha dichiarato sulla stampa italiana che lui era “felice” dei progetti immobiliari all'Isola.
Ci rendiamo conto ora di essere stati troppo di manica larga con lei nel passato, anche perché siamo stati contattati per il libro da una terza persona, che non ha fatto menzione del coinvolgimento di amazelab o Claudia Zanfi nel progetto. Non abbiamo mai formalmente accettato di essere nel libro, ma evidentemente il nostro errore è stato quello di non esserci mai opposti esplicitamente al fatto di esservi inclusi.
Ci opponiamo però al fatto che lei dia l'impressione che noi siamo stati coinvolti in qualche modo nel suo progetto, e cogliamo questa occasione per opporci strenuamente alla sola idea che noi possiamo in qualche modo tollerare la vostra strumentalizzazione dell'arte in favore degli interessi degli immobiliaristi e di Stefano Boeri.
Distinti saluti,
Christoph Schäfer, Margit Czenki
per Park Fiction
http://www.parkfiction.org